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VOLONTARIATO ATTIVO IN CUCCHINI: IL VALORE DI UNA SCELTA

«Puoi avere una giornata no. Puoi essere giù di morale. Ma quando arrivi qui cambia tutto:
ti senti in forma ed esci arricchito ogni volta di qualcosa di nuovo». È il sorriso a illuminare
il volto di Roberta e Daniela. Le “sorelle Bristot” come le chiamano tutti in Cucchini. Due
volontarie convinte ed entusiaste. Talmente entusiaste da riuscire a comunicarlo al primo
sguardo, sincero e genuino.
Alla domanda “perché avete scelto di fare le volontarie in hospice?” Roberta e Daniela
rispondono senza tentennamenti. Anche se la mente va indietro, a ricordi tristi, a giorni di
sofferenza. La cicatrice c’è, ed è quella tipica della perdita di una persona cara. «Ma c’è
qualcosa che va al di là» dice Roberta. «C’è un ambiente che ti avvolge, una realtà fatta di
operatori e volontari che ti fa capire davvero il valore delle persone. Noi abbiamo perso
nostro padre: è morto quattro anni fa all’interno di questa casa. Sarebbe normale
associare il ricordo della morte e della sofferenza alle pareti di questo edificio. Invece per
noi questa casa, così speciale, è associata al ricordo delle cure ricevute, al pensiero dolce
della sensibilità dimostrata dall’equipe della Cucchini. Soprattutto, è associata all’idea
della persona, che viene prima della malattia e del dolore».
Gli occhi di Daniela e Roberta brillano, mentre affiorano i ricordi di quattro anni fa.
«Ricordiamo, come fosse ora, il sorriso di nostro padre. I suoi occhi che si illuminavano nel
vedere volontari, infermieri e dottori che lo accudivano e amavano come non mai. Durante
questo percorso di sofferenza, i volontari Cucchini non ci hanno mai lasciati soli e anche a
domicilio ci hanno supportato attrezzando in poche ore la casa con gli ausili necessari e
aiutandoci nell’accudire nostro padre. Non è mai mancata una parola di conforto o il tempo
per ascoltare il nostro dolore. Grazie a loro in questa triste esperienza, abbiamo capito che
finché c’è respiro c’è vita, e che le persone che si amano e si accompagnano in questo
“viaggio” rimarranno dentro di noi per sempre. Aver perso nostro padre ha creato un
grande vuoto, ma ci ha permesso di conoscere l’importanza del volontariato e noi questo
lo consideriamo il suo ultimo regalo».
Da regalo a dono, il passo è stato facile e immediato per le “sorelle Bristot”. Perché hanno
deciso di donare il loro tempo da volontarie attive in hospice. «Abbiamo parlato con
Francesca per capire come poter dare una mano» raccontano Roberta e Daniela. «Il lutto
è un’esperienza umana che tocca tutti, ma non tutti scelgono di fare i volontari. Per noi è
stato un passaggio spontaneo. E dopo un anno possiamo dirlo con certezza: è stata la
scelta giusta. Abbiamo conosciuto persone speciali. Siamo cresciute nella condivisione
delle esperienze. Abbiamo imparato cosa significa avere un’attenzione speciale per le
persone».
«Non è sempre facile» aggiunge Roberta. «Vedere e toccare con mano la sofferenza ti
segna. Ma ti costringe a dare il giusto peso alle cose. Quando esco dal turno in hospice,
mi sento serena, ricaricata. Ho appena visto i prossimi ingressi e so che sarò qui la sera
del 31 dicembre. Sono proprio contenta che mi abbiano messo in turno quel giorno,
perché sarà un San Silvestro diverso. Me lo dico spesso, l’effetto di serenità che mi arriva
dalle tre ore di turno è portentoso: magari potesse durare più a lungo».

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2020-07-08T13:36:44+00:00
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